Modificato il: 08/11/2024
I CANNABINOIDI, OVVERO LE SOSTANZE CONTENUTE NELLA MARIJUANA (LEGALI E NON) SONO UN TOTALE PER IL FEGATO.
L’erba legale, come ben sapete, offre numerosi benefici all’organismo. I fiori di CBD, grazie ai cannabinoidi che contengono (in particolare grazie al CBD) sono rilassanti, antidolorifici, antidepressivi… Ma non solo: influiscono positivamente anche sulle malattie del fegato.
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La nostra affermazione non è forzata ma si basa su diverse ricerche scientifiche (vedi fonti a fine articolo).
Il primo studio di cui vogliamo parlare è stato pubblicato nel 2018 sulla famosa rivista Liver International, che si occupa di promuovere studi clinici legati all’epatologia.
Lo studio riguardante gli effetti positivi della cannabis sul fegato
Lo scopo di questo studio, condotto da numerosi ricercatori dell’Università del Massachusetts, dell’Institut National de la Recherche Scientifique dell’Università del Quebec e di diversi ospedali (tra cui l’Howard County General Hospital), era quello di determinare gli effetti dell’uso di cannabis sull’incidenza delle malattie del fegato nelle persone che abusano di alcol.
I ricercatori hanno studiato lo stato di salute di 319.514 pazienti di età pari o superiore a 18 anni che avevano una storia passata o presente di alcolismo.
Per analizzare l’incidenza dei cannabinoidi sulle malattie del fegato, i ricercatori hanno quindi diviso i pazienti in 3 gruppi:
non consumatori di cannabis (90,39%)
consumatori di cannabis non dipendenti (8,26%)
consumatori dipendenti di cannabis (1,36%)
Sulla base delle analisi effettuate, è stato dimostrato che i consumatori di alcol che fanno uso anche di marijuana hanno meno possibilità di sviluppare malattie epatiche significative (tra cui, ad esempio, il temuto epatocarcinoma HCC, un tumore maligno del fegato) rispetto ai non consumatori.
Attenzione: questo non è un consiglio per abusare di alcol e prevenire malattie del fegato con la marijuana. Questo però è un modo per mostrarvi come i cannabinoidi abbiano effetti positivi sul nostro organismo, anche in presenza di sostanze nocive come l’alcol.
Ma lo studio pubblicato su Liver International non è l’unica ricerca effettuata sul rapporto tra cannabinoidi e fegato. Vediamo di seguito altre indagini al riguardo.
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Ulteriori studi sui benefici della cannabis sul fegato: il CBD protegge dalla malattia del fegato grasso
Secondo uno studio condotto dai ricercatori della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York, pubblicato dalla rivista Free Radical Biology and Medicine, “il cannabidiolo protegge il fegato dalla steatosi indotta dall’alcol”.
La steatosi epatica, detta anche fegato grasso, è un massiccio accumulo di grasso nelle cellule del fegato. Questa condizione, che col tempo porta alla cirrosi, è spesso causata dall’abuso di alcol.
Il CBD, secondo le analisi dei ricercatori, è in grado di proteggere il fegato evitando l’accumulo di grassi in quanto favorisce particolari meccanismi. Questi processi sono i seguenti:
l’inibizione dello stress ossidativo,
l’aumento dell’autofagia cellulare, ovvero l’eliminazione delle cellule non necessarie o dannose per l’organismo.
Un ulteriore studio dimostra come il CBD contenuto nella marijuana possa proteggere il fegato dai danni provocati dall’eccesso di cadmio.
Danni del cadmio al fegato ed effetti positivi del CBD: ecco i dettagli sullo studio
La ricerca, condotta da ricercatori della King Faisal University (Arabia Saudita), è stata pubblicata nel 2013 sul Journal of Trace Elements in Medicine and Biology.
Lo studio, condotto sui topi, dimostra l’effetto protettivo del CBD contro la tossicità epatica indotta da una singola dose di cloruro di cadmio (6,5 mg per kg).
Il trattamento con cannabidiolo (5 mg per kg una volta al giorno) è stato applicato per cinque giorni iniziando tre giorni prima della somministrazione di cadmio.
Il CBD somministrato ai topi ha svolto le seguenti funzioni:
alanina aminotransferasi sierica significativamente ridotta (enzima intracellulare presente nel fegato che aumenta in presenza di danno epatico);
soppressa la perossidazione lipidica epatica o la degradazione ossidativa dei lipidi;
ha impedito l’esaurimento del glutatione (che ha proprietà antiossidanti) e dell’ossido nitrico (il gas che permette la comunicazione cellulare);
favorito l’attività della catalasi, un enzima molto importante per il nostro organismo;
attenuato il livello di cadmio nel tessuto epatico.
Dall’esame istopatologico è inoltre emerso che la lesione del tessuto epatico (causata dalla somministrazione di cadmio) era nettamente migliorata dal trattamento con CBD.
I ricercatori, quindi, sono giunti alla conclusione che il cannabidiolo può rappresentare una potenziale sostanza protettiva del tessuto epatico dagli effetti tossici e nocivi del cadmio.
Questo metallo pesante è presente nell’acqua, nell’aria e anche nella crosta terrestre e viene spesso assorbito dalle colture agricole (e di conseguenza ingerito da esseri umani e animali).
Una volta assunto, è molto difficile da smaltire (i tempi di smaltimento possono andare dai 10 ai 30 anni) e nei casi più gravi può portare ad infezioni del tratto gastrointestinale, infezioni polmonari o addirittura alla morte.
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Conclusioni
Il CBD, contenuto in elevate quantità nella cannabis CBD, può essere un grande alleato per il benessere del fegato e la prevenzione e il controllo delle patologie epatiche, sia in caso di alcolismo che in caso di ingestione di sostanze altamente tossiche come il cadmio .
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