CBD e umore: come il cannabidiolo influisce sul benessere mentale (e non solo)

CBD e umore: come il cannabidiolo influisce sul benessere mentale

Modificato il: 15/05/2024

PUÒ AVERE DIVERSI EFFETTI BENEFICI, MA LA RICERCA È ANCORA IN CORSO E NON IN TUTTI I PAESI È CONSENTITO L’USO

Il cannabidiolo, conosciuto con la sigla CBD e principe del mondo della cannabis legale, è un composto estratto dalla pianta di Cannabis sativa che ha applicazioni terapeutiche molto promettenti. A differenza del suo “cugino” più famoso, il THC (tetraidrocannabinolo), il cannabidiolo non è psicoattivo, quindi non ha nessun effetto “sballo”, che di solito viene associato al consumo di marijuana.

Negli ultimi anni, il CBD è stato studiato per le sue potenziali proprietà anti-infiammatorie, analgesiche e ansiolitiche. Nei Paesi dove è consentito il consumo (in Svizzera, ricordiamolo, è vietato tranne per quanto riguarda le preparazioni farmaceutiche approvate. L’acquisto è consentito solo per quei prodotti destinati ad uso collezionistico o per la decorazione e la profumazione degli interni, come quelli disponibili sullo shop di Justbob), si usa in vari formati: pre rolled CBD, capsule, creme e edibili, per trattare condizioni e patologie come ansia, dolore cronico e disturbi del sonno.

La ricerca sul CBD è ancora in fase di sviluppo, ma diversi studi preliminari e aneddotici suggeriscono che possa avere un impatto positivo sul benessere generale, compreso il miglioramento dell’umore. Questo sta spingendo a regolamentare e standardizzare il principio attivo con l’obiettivo di proporre prodotti sicuri e di alta qualità.

Nonostante il suo potenziale terapeutico, evidenziato da diversi studi (tra cui questo pubblicato nel 2020) è importante che, anche in caso si dimori in una nazione che ne consente il consumo, si consulti un medico prima di iniziare qualsiasi trattamento a base di CBD, soprattutto se si stanno già assumendo altri farmaci, per evitare possibili interazioni o effetti collaterali.

Il CBD e il sistema nervoso: come agisce il cannabidiolo

Da tempo la scienza sta esplorando il modo in cui il cannabidiolo interagisce con il nostro sistema nervoso.

Per cominciare a capire come funziona l’interazione tra CBD e cervello, bisogna chiamare in causa il sistema endocannabinoide, una rete complessa di recettori presenti in tutto il corpo.
Il cannabidiolo influisce su questo sistema, ma in maniera diversa rispetto ad altri composti della cannabis come il THC.

Una degli effetti più sorprendenti del CBD è la sua capacità di influenzare i livelli di neurotrasmettitori, sostanze chimiche che le cellule nervose utilizzano per “comunicare” tra loro. Alcuni studi hanno dimostrato che questa molecola può regolare i livelli di serotonina, un neurotrasmettitore che gioca un ruolo cruciale nella regolazione dell’umore e dell’ansia: ciò evidenzia il potenziale del CBD nel trattamento di depressione e disturbi d’ansia.

Inoltre, sembrerebbe avere anche proprietà neuroprotettive. Ricerche suggeriscono che può allontanare il rischio di degenerazione delle cellule nervose: ciò potrebbe rendere il cannabidiolo molto utile a contrastare malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson.

Prima di lasciarsi andare all’entusiasmo, è importante sottolineare che, sebbene promettenti, queste ricerche sono ancora in fase iniziale. Il CBD, come qualsiasi altro trattamento o supplemento, deve essere preso in considerazione in un approccio olistico alla salute, tenendo in conto le sue potenziali interazioni con altri farmaci e le condizioni di salute specifiche dell’individuo.

Il cannabidiolo mostra insomma delle ottime potenzialità per il trattamento di vari disturbi legati al sistema nervoso, ma sono necessarie ulteriori ricerche per confermare la sua efficacia e sicurezza.

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Il CBD e il sistema nervoso: come agisce il cannabidiolo

Il CBD può avere effetto sui disturbi dell’umore?

Il CBD, come detto, ha attirato l’attenzione per le sue potenzialità nel trattamento di alcune malattie degenerative. Lo stesso vale per i disturbi dell’umore: sappiamo infatti che il sistema endocannabinoide gioca un ruolo cruciale nella regolazione di quest’ultimo.

Diversi studi hanno esplorato l’efficacia del CBD nel trattare condizioni come la depressione e l’ansia: in particolare si è scoperto che il cannabidiolo può infatti influenzare i livelli di serotonina, un neurotrasmettitore fondamentale nella regolazione dell’umore. Ciò significa che, sotto controllo medico e in formulazioni standardizzate, potrebbe essere utilizzato per migliorare gli stati d’animo “anormali”.

Il CBD ha dimostrato anche potenziali benefici nella gestione dell’ansia e di disturbi legati allo stress, come il disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Alcuni studi in particolare indicherebbero che il CBD possa placare i disturbi d’umore nelle situazioni più stressanti e migliorare la qualità del sonno in persone con insonnia.

Inoltre, la ricerca scientifica sta esplorando gli effetti neuroprotettivi e antinfiammatori del cannabidiolo, che possono contribuire a ridurre i sintomi di disturbi dell’umore legati all’infiammazione o al danno neurologico.

È importante sottolineare che, nonostante questi risultati promettenti, la ricerca sul CBD è ancora in una fase relativamente precoce. Mentre alcuni studi suggeriscono benefici, sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno l’efficacia e la sicurezza del CBD nel trattamento dei disturbi dell’umore. Il suo utilizzo, specialmente quando si assumono altri farmaci o si hanno condizioni mediche preesistenti, dev’essere seguito da un medico.

Cannabidiolo: effetti collaterali e considerazioni sulla sicurezza

Il CBD è generalmente considerato sicuro, ma è importante essere consapevoli dei possibili effetti collaterali e delle considerazioni riguardo la sicurezza associati al suo uso. La maggior parte degli studi suggerisce che sia ben tollerato anche a dosi elevate, ma alcuni individui potrebbero sperimentare effetti indesiderati.

Gli effetti collaterali più comuni del CBD includono stanchezza, diarrea e variazioni dell’appetito o del peso. Inoltre, il cannabidiolo può influenzare il modo in cui il fegato metabolizza alcuni farmaci: il rischio è che potenzi, o al contrario diminuisca, la loro efficacia. Chi assume farmaci quotidianamente, dunque, dovrebbe tenerne conto.

La ricerca suggerisce anche che il CBD potrebbe avere effetti su parametri come la pressione sanguigna, che potrebbe essere di beneficio in alcune condizioni ma problematico in altre. Ad esempio, ha mostrato effetti ipotensivi che possono essere vantaggiosi per chi soffre di ipertensione, ma richiedono cautela in individui con pressione sanguigna già bassa.

Va altresì precisato che la qualità e alla purezza di alcuni prodotti a base di CBD disponibili sul mercato potrebbe non essere eccellente, anche a causa dell’assenza di regolamento in alcuni Paesi: ciò può portare a prodotti con livelli inconsistenti di principio attivo o, in alcuni casi, con tracce di THC superiore a quanto dichiarato. È quindi cruciale, per chi ha la possibilità di farli legalmente, di acquistare CBD da fornitori affidabili.

Dosaggio e modalità d’uso del CBD

Determinare il dosaggio corretto di CBD e la modalità d’uso più adatta può essere complicato, data la varietà di prodotti disponibili e le differenze individuali nella risposta al cannabidiolo. Fermo restando il fatto che il suo consumo in Svizzera è proibito, in base alle linee guida diffuse nei Paesi nei quali questo prodotto può essere assunto generalmente il principio guida è di iniziare con un dosaggio basso e aumentare gradualmente.

Inizialmente, è consigliabile iniziare con una dose di 5-10 mg al giorno, per valutare la tolleranza e gli effetti. Questo approccio consente all’individuo di monitorare le reazioni del proprio corpo e di regolare il dosaggio di conseguenza. Gli effetti della molecola, infatti, possono variare persona a persona, a seconda di fattori come il peso corporeo, il metabolismo e la condizione specifica da trattare.

Secondo gli studi, il CBD è generalmente ben tollerato anche a dosi elevate, ma l’aumento graduale del dosaggio aiuta a minimizzare il rischio di effetti collaterali. Una volta trovato il dosaggio che fornisce i benefici ricercati senza effetti indesiderati, è possibile mantenerlo.

Per quanto riguarda la modalità d’uso, questo composto è disponibile sotto diverse forme: olio di CBD, capsule, edibili, creme e vaporizzatori. La scelta dipende dalle preferenze personali e dall’obiettivo.

CBD: cosa dicono le normative

E a proposito di quanto appena accennato, le norme relative al CBD variano notevolmente a seconda del Paese e sono soggette a cambiamenti rapidi e continui. Questo scenario in evoluzione riflette sia l’aumento dell’interesse per il cannabidiolo sia le sfide nella regolamentazione di un prodotto che proviene dalla pianta di cannabis.

Nell’Unione Europea, ad esempio, il Cannabidiolo è considerato legale se derivato da ceppi di canapa autorizzati e contiene meno dell’1% di THC, il composto psicoattivo della cannabis. Tuttavia, ogni paese membro può avere regolamenti specifici che influenzano la commercializzazione e l’uso del cannabdiolo.

Negli Stati Uniti, il CBD derivato dalla canapa industriale è stato legalizzato a livello federale attraverso il Farm Bill del 2018, ma le leggi cambiano da stato a stato. Alcuni di essi hanno regolamenti più restrittivi, mentre altri hanno adottato un approccio più permissivo.

In Svizzera, un decreto dello scorso 21 agosto ha revocato la sospensione del decreto del 2020 che inseriva i prodotti a uso orale del cannabidiolo nella tabella dei medicinali, allegata al testo unico delle droghe. In base a questa modifica della normativa, non potrebbe più essere venduto nei negozi, ma solo in farmacia dietro prescrizione medica. Tuttavia, il decreto in questione è stato sospeso dal TAR del Lazio e siamo in attesa di una decisione definitiva al riguardo.

Diversi Paesi impongono restrizioni rigorose sulla pubblicità, etichettatura e affermazioni riguardanti i benefici per la salute del CBD. Ad esempio, non è generalmente permesso commercializzare prodotti a base di questa molecola come se fossero in grado di curare o prevenire malattie senza prove scientifiche solide a sostegno.

I consumatori e i professionisti nel settore del CBD devono essere sempre aggiornati sulle leggi locali e internazionali. Altrettanto importante è verificare l’origine e la composizione dei prodotti per essere certi di rispettare le leggi e le normative locali.

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CBD: cosa dicono le normative

In conclusione

Il CBD è un composto dalla notevole versatilità e dal potenziale terapeutico significativo. Studi hanno evidenziato il suo impatto su una varietà di condizioni, inclusi i disturbi dell’umore, il dolore e l’infiammazione grazie alla sua capacità di interagire in modo complesso con il sistema endocannabinoide del corpo. Nonostante queste promettenti applicazioni, la ricerca sul CBD è ancora in una fase di sviluppo.

La sicurezza e l’efficacia del cannabidiolo dipendono da una serie di fattori, tra cui la qualità del prodotto, il dosaggio e la condizione specifica da trattare. Inoltre, le norme su uso e vendita del CBD sono in continuo cambiamento, richiedendo un’attenzione costante sia da parte dei consumatori che dei professionisti del settore.

L’approccio più prudente? Utilizzare il CBD sotto stretta sorveglianza medica, soprattutto in presenza di condizioni patologiche o se si assumono farmaci. Infine, come consumatori, nei Paesi in cui l’uso è consentito, è essenziale ricercare prodotti da fornitori affidabili, per assicurarsi la massima sicurezza e qualità.

Takeaways

  • Il cannabidiolo (CBD), estratto dalla Cannabis sativa, mostra un notevole potenziale terapeutico, con studi che indicano possibili benefici per disturbi come ansia, dolore cronico e disturbi dell’umore.
  • A differenza del THC, il CBD non è psicoattivo e non produce effetti “sballo”. Questo lo rende più attraente per l’uso terapeutico, poiché non influisce negativamente sulla cognizione o sul comportamento.
  • Il CBD influisce sul sistema endocannabinoide del corpo, regolando i livelli di neurotrasmettitori come la serotonina. Ciò suggerisce potenziali benefici nel trattamento della depressione, dell’ansia e di disturbi dell’umore.
  • Sebbene il CBD sia generalmente considerato sicuro, è importante notare che può avere effetti collaterali come stanchezza e variazioni dell’appetito. Inoltre, può influenzare l’efficacia di alcuni farmaci e la pressione sanguigna, quindi è fondamentale consultare un medico prima di utilizzarlo.
  • Le normative sul CBD variano da paese a paese e possono cambiare rapidamente. È essenziale essere informati sulle leggi locali e internazionali e cercare prodotti da fornitori affidabili per garantire la massima sicurezza e qualità nell’uso del CBD.

Domande & Risposte

Il cannabidiolo è psicoattivo?

No, il cannabidiolo (CBD) non è psicoattivo. A differenza del tetraidrocannabinolo (THC), il CBD non produce effetti ‘sballo’ o psicoattivi ed è sicuro da utilizzare.

Quali sono i potenziali benefici del CBD?

Il CBD ha potenziali benefici anti-infiammatori, analgesici e ansiolitici. È stato studiato per trattare condizioni come l’ansia, il dolore cronico e i disturbi del sonno. Tuttavia, la ricerca è ancora in corso per confermare tali benefici.

Quali sono gli effetti collaterali del CBD?

Gli effetti collaterali comuni del CBD includono stanchezza, diarrea e variazioni dell’appetito o del peso. Inoltre, può influenzare il metabolismo di alcuni farmaci. È importante consultare un medico prima di utilizzarlo, specialmente se si assumono altri farmaci.