Modificato il: 22/10/2023
ECCO PERCHÉ I COLTIVATORI (DEI PAESI IN CUI NON È VIETATA LA COLTIVAZIONE) IMPIEGANO QUESTA TECNICA PER AUMENTARE LA QUALITÀ E MIGLIORARE L’ESTETICA DEL PRODOTTO FINALE.
Non abbassano la qualità del prodotto finale, ma riducono la resa del raccolto. Ecco perché.
Se sei un coltivatore alle prime armi (e vivi in un Paese dove la coltivazione della cannabis è consentita) forse non hai mai sentito questa parola.
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Il trimming delle cime è un’attività che dovresti seriamente prendere in considerazione per migliorare il sapore e l’aroma e anche l’aspetto delle cime stesse. Al contrario, un trimming approssimativo potrebbe deteriorare la qualità del raccolto.
In questo articolo ti guidiamo passo dopo passo verso la pratica del trimming, spiegandoti perché va fatta, quando e come eseguirla al meglio.
Leggi anche: Monster cropping: cos’è e quali sono i vantaggi di questa tecnica?
Cos’è il trimming e perché è così importante?
Dopo aver tagliato la pianta e prima della concia è una pratica usuale di ogni coltivatore di canapa sativa quella di ripulire le cime, ovvero in gergo tecnico diremo ‘trimmare’ le foglie ricche di resina che si attaccano alle cime della pianta.
Il trimming consiste proprio nel rimuovere dalle infiorescenze, grazie a una forbice da potatura, tutte le sostanze di scarto, come rametti o foglie che non sono utili ai fini del consumo. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che cannabinoidi e terpeni sono prodotti dai tricomi presenti nelle infiorescenze.
Fare trimming è indispensabile se non si vogliono sprecare i sacrifici fatti per far crescere le piante.
Adoperarsi per una corretta potatura delle cime non garantisce solo un prodotto migliore, per quanto riguarda l’aspetto, il sapore e l’odore, ma assicura anche la riuscita di un prodotto più sano, dato che il trimming previene il rischio di proliferazioni batteriche.
La presenza di foglie a contatto con i fiori, oltre ad alterare il sapore delle cime, può aumentare il rischio di formazione di muffe o, comunque, di accumulo di umidità.
Ricordiamoci poi che il trimming è solo una delle fasi della preparazione della cannabis. Di solito, prima ancora di tagliare la pianta, si procede con una depurazione delle radici. Questa fase, che viene effettuata nelle ultime due settimane di fioritura, comporta un risciacquo delle radici per eliminare eventuali tracce di fertilizzanti o altre sostanze nocive per la salute umana.
Quando e come va effettuato il trimming delle cime della pianta di cannabis
Premesso che ogni coltivatore ha la sua personale tecnica di trimming (alcuni preferiscono conservare le foglioline resinose che restano attaccate alle cime, mentre altri tendono a eliminarle), sono sostanzialmente due le tipologie più diffuse: il trimming a umido e quello a secco.
Nel primo caso la potatura delle cime viene effettuata subito dopo il taglio dei rami, mentre nel secondo caso si aspetta prima l’essicazione della pianta. Vediamo più nel dettaglio queste diverse tecniche.
Leggi anche:Olio di CBD broad spectrum e full spectrum: quali sono le principali differenze?
Il trimming a umido della cannabis
Il trimming a umido, che viene effettuato a pianta ancora fresca, ovvero prima di iniziarne l’essiccazione, consiste nel ripulire le cime dalle foglioline che si trovano in prossimità del fiore.
Il vantaggio di questa tecnica risiede nel fatto che rende più facile e veloce la potatura delle cime, dal momento che le cime sono ancora umide e le foglie non vi restano attaccate.
Questo spiega perché questa sia la tecnica di gran lunga preferita dai principianti che così non rischiano di danneggiare il fiore o l’infiorescenza di erba light. Solitamente, il trimming viene eseguito direttamente sui rami per facilitare la pulizia delle infiorescenze.
Il trimming a secco della cannabis
Il trimming a secco, invece, viene effettuato dopo l’essiccazione e subito prima della concia.
Questo comporta una maggiore difficoltà nel rimuovere le foglioline resinose che, poiché secche, aderiscono alle infiorescenze e diventa più difficile separarle.
D’altra parte, il vantaggio di questa tecnica consiste nel mantenimento di una quantità maggiore di resina rispetto al trimming a umido, oltre che in un più lento assorbimento dell’acqua, il quale consente di dare un aroma più intenso.
Alcuni coltivatori eseguono il trimming sia a umido che a secco in questo modo: al momento del taglio, vengono eliminate le foglie di maggiori dimensioni, mentre subito dopo l’essiccazione si procede a tagliare le foglioline più piccole e più vicine alle cime.
A prescindere dalla tecnica utilizzata per la potatura delle cime, alla fine di questo processo si accumulano scarti (per lo più, rami e foglie) che possono essere impiegati per preparare tinture, tisane ed edibles. Saranno chiaramente le foglie rimosse dalle cime, per via del fatto che sono ricche di resina (e di cannabinoidi), a essere usate nella preparazione dei derivati della cannabis, come i pre rolled joints.
In conclusione
Nei Paesi in cui è consentito coltivare la cannabis, il trimming è una fase indispensabile per la realizzazione del prodotto finale, poiché ne migliora non soltanto l’aspetto estetico, ma anche il sapore e l’aroma.
In questo articolo abbiamo poi spiegato come eseguirlo in maniera ottimale, così da aiutare i coltivatori a ottenere un prodotto più raffinato.
Abbiamo, infine, visto le due principale tipologie, cioè il trimming a umido e quello a fresco. Se il primo viene effettuato subito dopo il taglio della pianta, il secondo interviene solo dopo la sua essiccazione.
In questa sede abbiamo parlato di trimming, ma se vuoi saperne di più circa l’essiccazione della cannabis, ti consigliamo di leggere anche questo articolo.
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