Modificato il: 16/02/2023
La coltivazione della marijuana legale è un’attività che sta riscuotendo sempre maggiori successi.
Con la legge del 2 dicembre 2016, n.242, entrata in vigore il 14 gennaio 2017 sono state rilasciate le disposizioni del governo italiano circa la regolamentazione e i permessi per la coltivazione della Canapa Sativa Legale, o Canapa Light
Si tratta di quel tipo di Canapa il cui contenuto di THC (tetraidrocannabinolo, la sostanza psicoattiva propria della canapa) è inferiore allo 1%.
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Incentivi fiscali e finanziamenti sulla coltivazione di canapa legale
L’articolo 6 della legge 242 sancisce la messa a disposizione di incentivi fino a 700.000 euro annui per velocizzare la crescita del settore della cannabis legale, non solo sotto l’aspetto produttivo ma anche per migliorare le condizioni e le strutture di successivo assorbimento del prodotto.
Uno dei principali problemi che i produttori di erba legale sono costretti ad affrontare riguarda il mercato su cui immettere poi il proprio prodotto e la mancanza di un adeguato apparato di servizi ausiliari (in particolare la trebbiatura).
Chi avvia un’azienda agricola nel 2018 ha, inoltre, diritto a tre anni di esenzione dai contributi, che scendono al 65% e al 50% negli anni successivi. Altri incentivi fiscali provengono, poi, dalle direttive regionali, che possono mettere a disposizione ulteriori finanziamenti per la coltivazione della canapa sativa legale.
Inoltre la cannabis sativa è registrata tra le coltivazioni agricole innovative, per cui l’azienda agricola o la cooperativa che ne inizi la coltivazione può trarre ulteriori vantaggi fiscali e finanziamenti con l’iscrizione al registro delle start up innovative.
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Limiti legali della coltivazione di canapa in Italia
Con la legge 242 le limitazioni sulla coltivazione della canapa legale (CBD) sono state corposamente ridimensionate:
- Non vi è più l’obbligo di comunicare alle autorità quando si inizia a coltivare, ma vanno conservate etichette delle sementi fino a un minimo di 12 mesi dopo l’acquisto;
- I controlli dei carabinieri o della guardia di finanza si fanno su campione singolo, rigorosamente in presenza del coltivatore. Solo nel caso di superamento della soglia dell’ 1% di THC possono disporre il sequestro o la distruzione della piantagione;
- Le responsabilità del coltivatore, se il tetraidrocannabinolo della coltivazione rientra nello 1%, sono nulle;
- Le sementi certificate permettono a commerciante, distributore e compratore di affrancarsi dalla responsabilità penale di piante di canapa con tenori di THC superiori alla soglia di tolleranza dello 1%.
Coltivare la cannabis legale: tipi di terreno e suggerimenti
Le piante di Cannabis Sativa L., la marijuana legale in Italia, sono estremamente versatili: preferiscono i terreni alluvionali fertili ma si adattano anche ad altitudini fino a 1500 metri.
Soffrono i ristagni d’acqua che bloccano la crescita e causano la clorosi. Per il resto una particolare attenzione va fatta nel periodo iniziale di semina e germinazione: il seme necessita di un terreno inizialmente umido per poter germinare, di una profondità di semina di circa 1 o 2 centimetri e di una distanza di circa 15-20 centimetri tra una piantina e l’altra.
Per il resto, la pianta di cannabis sativa soffre la presenza di precedenti diserbi ma non necessita di cure particolari:


- la velocità di crescita, infatti, la rende una pianta auto diserbante, capace di prevalere rapidamente su infestanti e graminacee;
- in condizioni normali non necessita di irrigazione e l’apparato radicale particolarmente esteso migliora la struttura del terreno;
- il normale rilascio di foglie a fine ciclo, inoltre, fertilizza naturalmente il terreno, permettendo di registrare incrementi sulla produzione delle culture successive;
- la semina è da farsi per marzo/aprile e la raccolta avviene in generale ad agosto, 10 giorni dopo la fioritura delle piante maschili:
- per la fienagione, l’operazione è particolarmente semplice: si taglia con barra falciante e la si imballa dopo un periodo di macerazione parziale a terra;
- per la produzione di seme, invece, il discorso si complica in quanto è necessario ricorrere alla trebbiatura. L’operazione non è di per sé complessa in presenza di piante di media statura, fino a 2,5 metri (per piante più alte diventa estremamente complessa e richiede macchinari molto specifici); le difficoltà risiedono nella necessità di pulire la macchina trebbiatrice prima e dopo l’operazione per evitare residui di altre colture o di contaminare le successive;
- dopo la trebbiatura, il seme deve essere essiccato per impedirne il rapido deterioramento. L’essiccatura può avvenire o tramite un apposito essiccatoio ad aria, con temperatura inferiore a 40 °C, oppure a terra, stendendo i semi di marijuana su una pavimentazione formando uno strato non superiore ai 5 cm, che va rivoltato nei giorni successivi per permettere una adeguata areazione, prestando attenzione a non danneggiare i semi di cannabis.
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